lunedì 30 giugno 2008

N 65°55'12.7" - W 037°32'02.7"

Da parecchi giorni oramai stiamo lavorando in questo territorio, che si è dimostrato un sistema abbastanza articolato di ghiacciai posti su una quota variabile dai 500 ai 900 metri s.l.m.
L'innevamento è abbondante, una coltre di neve spessa da un metro a due/tre metri copre in maniera uniforme tutti i ghiacciai
Solo le seraccate sono scoperte, e quindi nonostante i nostri sforzi è praticamente impossibile individuare tutti gli inghiottitoi e i canali di drenaggio presenti.

Siamo comunque riusciti a documentare l'esistenza di un canale di drenaggio risalente alla passata stagione estiva, posizionato sulle coordinate WGS 84: 65°55'12.7"-037°32'02.7".
Largo circa 10 metri e profondo 7, visibile per un centinaio di metri scompare poi sotto la copertura nevosa, per tornare nuovamente visibile con un'ulteriore tratto e lasciare intravvedere l'ingresso di un inghiottitoio occluso dalla neve e da enormi blocchi di ghiaccio e di detrito roccioso sospesi.
Un altro inghiottitoio è stato individuato nei giorni scorsi nel tratto più a monte del ghiacciaio, a un chilometro circa di distanza da questo.
In un ghiacciaio di così modeste dimensioni, che non possiede un ampio bacino di drenaggio, un canale di tali proporzioni lascia chiaramente intendere un forte scioglimento superficiale, responsabile di una rapida perdita di massa.
In effetti, si tratta di un ghiacciaio in forte regresso, come testimoniato dalle morene laterali, a quota più bassa, non ancora colonizzate da muschi e licheni, come invece è avvenuto in zone limitrofe, deglaciate oramai da qualche decennio.

Nel frattempo Davide Peluzzi, Franco Varrassi e Libero Limoncelli hanno salito una montagnache non aveva mai visto impronta umana.
Inoltre sono stati presi campioni di acqua e di ghiaccio per la ricerca e lo studio di eventuali micoorganismi presenti.

venerdì 27 giugno 2008

Iniziano le ricerche

Dopo una navigazione di un paio di ore siamo giunti nel territorio posto a N 65°54'40''- W 037°35'05'' e qui abbiamo installato il campo che servirà alla nostra permanenza per i prossimi giorni.
Si tratta di un un sistema di ghiacciai contornati da cime montuose che si elevano direttamente dal mare per 1000/1200 m., con pareti verticali di sette/ottocento metri completamente vergini.
Un vero paradiso per gli alpinisti che sono con noi.
Nessuno è probabilmente mai passato in questa Terra, ad eccezione di qualche inuit a caccia d'orsi.

Su questi ghiacciaio io e Marinelli compiremo una serie di prospezioni, alla ricerca di canali di drenaggio e di inghiottitoi.

giovedì 26 giugno 2008

Sermiligaaq

Iceberg alla testata del fiordo di Sermiligaaq

Oggi abbiamo navigato per le tranquille acque del fiordo di Sermiligaaq fino alla sua testata, dove si gettano le due grandi lingue glaciali del Rasmussen e del Karale.
Abbiamo visto passare, scivolando silenziosi spinti dal vento, iceberg giganteschi.
Panorami selvaggi si sono aperti ai nostri sguardi, ghiacciai immensi ci hanno lasciato fantasticare su epiche esplorazioni.

mercoledì 25 giugno 2008

Tasiilaq


La variopinta confusione della capitale della costa orientale.

martedì 24 giugno 2008

Da Kulusuk a Tasiilaq

Da Kulusuk a Tasiilaq. Dieci minuti come i gabbiani sopra un meraviglioso mare di ghiaccio.

Kulusuk

Famiglia Inuit

L'arrivo a Kulusuk, piccola città di 400 abitanti che ospita l'aereoporto della costa orientale, è impressionante.
In poche ore di volo, dall'estate mediterranea ci si trova precipitati nell'estate artica, dove le temperature sono simili a quelle del nostro inverno.
La temperatura è bassa, circa 2°. Molto vento. Tutt'intorno lingue di neve che giungono al mare, il mare è chiuso dai resti del pack e da giganteschi iceberg, la navigazione è impossibile, e si capisce perchè questa regione è stata per secoli, fino all'avvento degli aerei, una delle più inaccessibili del pianeta.
Da qui, dieci minuti di volo in elicottero, sopra un mare ghiacciato, ci porteranno a Tasiilaq.

lunedì 23 giugno 2008

Groenlandia

Risalita di un mulino

Sto partendo per la Groenlandia Orientale con la Spedizione Saxum, che svolgerà ricerche in una delle località più isolate e difficilmente raggiungibili delle Groenlandia.
Io mi occuperò delle ricerche glaciospeleologiche, ossia della ricerca e dell'esplorazione dei 'mulini glaciali' ai fini del monitoraggio delle condizioni delle lingue glaciali che dalla calotta fluiscono al mare, e particolarmente in questa spedizione, per la preparazione di una logistica che possa permettere un programma di ricerche da svolgere nei prossimi anni.
Miei compagni saranno Gianluca Frinchillucci, Giorgio Marinelli, Luca Natali, Davide Peluzzi, Libero Limoncini e Franco Varassi.

Glaciospeleologia in Groenlandia?

Inghiottitoio

Qui una breve riflessione sul perchè svolgere ricerche glaciospeleologiche in Groenlandia.

I 'mulini' (inghiottitoi nel senso più stretto del termine) sono i pozzi assorbenti che raccolgono i ruscellamenti che nei periodi caldi dell'anno si formano sui ghiacciai per effetto della fusione superficiale.
I mulini rappresentano quindi la via di accesso che permette alle acque di fusione di penetrare nella massa glaciale, andando ad alimentare i bacini di raccolta interni, o raggiungere il mare nel caso di lingue glaciali costiere.

Lo studio dei mulini, fenomenologia che viene identificata con il termine di 'carsismo glaciale' - per attinenza e similitudine di tale fenomeno con il 'carsismo' che si sviluppa in ambienti calcarei - è utile allo studio dei flussi/depositi d'acqua sub-glaciali e di riflesso contribuisce all'interpretazione della dinamica della massa glaciale.
E' infatti noto che fra le cause che inducono i movimenti delle masse glaciali non è irrilevante quella dovuta allo scivolamento per la presenza di bacini d'acqua interni, dovuti sia alla fusione del ghiaccio per effetto delle elevate pressioni che la massa stessa subisce in profondità, sia alla quantità di acqua di scioglimento superficiale che, attraverso gli inghiottitoi, scende ad alimentare la falda.

La Groenlandia, seconda grande estensione glaciale planetaria dopo l'Antartide, con essa detentrice del 99% del ghiaccio esistente su tutta la superficie terrestre, sta patendo sensibilmente i cambiamenti climatici in atto, maturando un rapido intensificarsi dello scioglimento superficiale, almeno alle latitudini sotto il Circolo Polare, che potrebbe implicare, nel lungo periodo, gravi ricadute sulla stabilità dell'intera massa glaciale stessa.
Contrariamente a quanto avviene nell'inslandis (in crescita di massa con una temperatura costante notevolmente inferiore al punto di fusione e valori estremi di – 60°, ben aderente al substrato roccioso) le lingue glaciali periferiche al di sotto dei 1.500 m. che hanno una temperatura media annua di poco inferiore allo 0° rispondono infatti rapidamente all'incremento termico, con un bilancio di massa negativo per effetto dell'ablazione dei periodi caldi, che sono sempre più lunghi, e uno scorrimento più rapido verso il mare.

Allungata in direzione nord-sud per 2650 km tra gli 83°39' e 59°46' N, Groenlandia ha la propria estensione territoriale suddivisa in varie fasce climatiche, mostrando una grande differenza tra le località più a N e quelle al di sotto dei 70°N.
Sul Mar Glaciale Artico, perennemente ghiacciato, a N degli 81° la media annua è di -16,8°.
Poco più a sud, verso i 76,5° si ha una media annua di -11,4°.
Continuando a discendere, appena oltrepassato il Circolo Polare Artico (66°33'38”N) iniziano temperature prossime allo 0° sia sulla costa ovest (Nuuk 64°10' 0” N) con medie annue di -1,4° che sulla costa est (Angmagssalik 65° 35' 60” N ) con medie annue di -1,7°.

Considerando che il carsismo si verifica in ambienti in cui le temperature annue sono prossime alla media annua di 0°, è facile dedurre come tutte le località poste a sud del Circolo Polare siano già oggi (come in effetti sono) suscettibili di carsificazione, e come questo processo andrebbe a subire un incremento esponenziale con un semplice aumento della temperature di 1° o 1,5 °, che porterebbe la media annua addirittura sopra lo 0°.
L'incremento termico che si sta registrando in questi ultimi anni maturerà una progressiva crescita della fusione superficiale in Groenlandia.
Una accelerazione della fusione superficiale porterebbe di riflesso un moltiplicarsi degli inghiottitoi, cui conseguirebbe una crescita dei canali di drenaggio sub-glaciale e un aumento di massa nella falda.
Si creerebbe in tal modo un 'effetto lubrificante' accentuato che, riducendo gli atriti interni, potrebbe causare un incremento della velocità di scorrimento del ghiaccio.

Un ulteriore, seppur modesto aumento di temperatura sarebbe quindi sufficiente ad innescare un movimento di scivolamento periferico che potrebbe coinvolgere, nel lungo periodo, parte della calotta glaciale, fratturandola e portandola al collasso.