sabato 19 settembre 2009

Da Tasiilaq, Groenlandia orientale

Da Tasiilaq, capitale del distretto di Ammassalik, nella Groenlandia orientale, poco a sud del Circolo polare artico, Tobias Ignatiussen e Robert Peroni fanno sapere che a Tiniteqilaaq, piccolo villaggio di un centinaio di cacciatori e pescatori disperso fra i ghiacci alla testata del fiordo di Sermilik, nel mese di agosto un cacciatore è stato ostacolato dai volontari di Greenpeace durante la sua caccia nel fiordo.
Questo episodio mette in luce lo scollamento che esiste fra le posizioni degli ambientalisti e la realtà in cui vive la popolazione inuit della Groenlandia, per cui la caccia e la pesca rappresentano le uniche fonti di sussistenza.

Nella seconda metà del mese di agosto la Arctic Sunrise, la nave rompighiaccio di Greenpeace per gli studi ambientali nell'artico, si trovava nel fiordo di Sermilik per svolgere ricerche ambientali.
Secondo i rapporti degli inuit, i volontari di Greenpeace imbarcati su questa nave con un gommone di pattugliamento hanno varie volte girato intorno all’imbarcazione del cacciatore mettendo intenzionalmente in fuga le foche. In aggiunta, l'elicottero di Greenpeace ha volato più volte sulla barca con l'intenzione evidente di spaventarlo.
Il cacciatore a questo punto ha interrotto la caccia e, rientrato a Tinitequilaaq, ha denunciato l'episodio intimidatorio alla polizia di Tasiilaq (colloquio telefonico con il gestore della stazione Kristian Singertat datato 20-21.08.09).

Iris Menn, di Greenpeace, in risposta ha negato l'incidente attraverso il suo blog:
“La storia del cacciatore assediato è così paradossale e contro tutti i nostri principi, che mi sento di dire che è evidente che un tale incidente non è mai avvenuto.
Greenpeace non si è mai opposta alla caccia alle foche intesa come economia di sussistenza dei groenlandesi. Invece si è sempre dichiarata contro la caccia commerciale delle foche in Canada, dove ogni anno vengono uccisi circa 250.000 animali”.


Già negli anni '70 e '80 le campagne indifferenziate degli attivisti sui diritti dell'ambiente e degli animali sono costate care a molti cacciatori locali, in quanto venne loro tolta la base per la sopravvivenza.
Ora, il divieto votato dal Parlamento dell'Unione europea, che andrà in vigore a partire dal 2010, che proibisce in modo generale e indifferenziato il commercio delle pelli delle foche e dei prodotti derivati dalle loro parti, sta preoccupando non poco gli abitanti di Ammassalik.

Nonostante per i locali ci sia una deroga sulla caccia alla foca per mangiarne la carne, come faranno fronte – si chiedono - alle necessità economiche? La carne è il loro cibo – è vero - ma in che modo potranno guadagnare i soldi per acquistare vestiti, benzina, barche, energia elettrica? Con il divieto della vendita dei derivati ogni mezzo di sussistenza per loro è compromesso.
Qui ad Ammassalik, contrariamente a quanto avviene in altre parti della Groenlandia non vi è coltivazione alcuna, neppure in serra, le condizioni ambientali drammatiche non permettono nessun allevamento. Solo muschi e licheni colonizzano questo ambiente selvaggio di rocce e ghiacci.
Ciò costituisce la paura attualmente in crescita.

Da quando nell’ultima settimana di agosto Artic Sunrise ha attraccato nel porto di Tasiilaq, i 1800 abitanti vivono la presenza di Greenpeace con preoccupazione. Neppure l’invito a bordo dei bambini della scuola del luogo ha potuto mitigare l’inquietudine dei locali.
Alcuni cacciatori si sono posti di fronte alla nave di Greenpeace con le loro piccole barche in segno di protesta. Erano cacciatori venuti dai villaggi di Tiniteqilaaq, Isortoq, Sermiligaaq, Kummiut.

I cacciatori si sono dibattuti a lungo se tacere o insorgere uniti e pubblicamente contro l'opinione imperante, altamente diffamatoria, secondo cui rappresenterebbero un pericolo per l'ambiente.
Infine la preoccupazione per le loro famiglie e i loro figli ha portato a chiedere una dichiarazione mondiale e pubblica nella quale venga affermato che la caccia che praticano da oltre mille anni si svolge in equilibrio tra il loro sostentamento e la sopravvivenza delle specie quali foche, balene e orsi bianchi, e vogliono far sapere al mondo che al solo fine di fabbricare un vestito non ucciderebbero mai un animale, che rappresenta per loro l'unica garanzia di vita.

Greenpeace è certamente la voce e la guida più autorevole nel contesto internazionale per la tutela dell'ambiente. Gli inuit si aspettano dunque da Greenpeace una valutazione differenziata tra la caccia che svolgono per vivere, e le attività di interesse puramente monetario, come la caccia alle balene e alle foche, svolta in Canada e in altri paesi.

“In caso contrario resta loro solo l'assistenza sociale. Una cultura vecchia di 40 mila anni morirà. Migliaia di persone moriranno indegnamente” dice tristemente Robert Peroni, che ha speso gli ultimi 25 anni della propria vita per aiutare gli inuit “Spesso li vedo passare la sera e dire: Non riesco a mangiare. Non posso più lavorare. Devo andarmene”.

... Dove ...?

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